Albert Camus nasce il 7 novembre 1913 a Mondovi, secondogenito di una famiglia modesta trasferitasi da qualche generazione in Algeria. Il padre Lucien muore nel 1914 per le ferite riportate nella battaglia delle Marne. Alla scuola elementare il maestro nota le doti non ordinarie di Albert e lo aiuta a progredire negli studi. Nel 1924 viene ammesso al Grand Lycée di Algeri. Un primo attacco di tubercolosi si manifesta in quegli anni; dopo la maturità frequenta artisti e intellettuali algerini. Pubblica quattro articoli sulla rivista “Sud” diretta da Jean Grenier (filosofo e scrittore). Nel 1933 aderisce al movimento antifascista “Amsterdam-Pleyel”. Frequenta la facoltà di filosofia. L’anno dopo sposa Simone Hié. Lavora in una compagnia marittima ma l’inasprirsi della tubercolosi lo costringe a due mesi d’immobilità. Aderisce al partito comunista. Nel 1936 si laurea in filosofia. Si occupa della Maison de la Culture di Algeri e fonda il Théâtre du Travail. In estate viaggia in Austria, Cecoslovacchia e Italia. Si separa da Simone. Nel 1937 si scontra con il partito comunista circa la politica coloniale e la questione musulmana, ne segue la rottura definitiva. Fonda l’indipendente Théâtre de l’Equipe. Si lega sentimentalmente alla poetessa Blanche Balain. Collabora con Alger-Républicain fondato da Pascal Pia (scrittore, illustratore, giornalista); come giornalista si specializza nei resoconti dei grandi processi e nei reportage. Nel giugno del 1942 pubblica “Lo straniero”. La tubercolosi peggiora. Nell’ottobre dello stesso anno esce “Il mito di Sisifo”. Nel 1943 collabora con Combat, allora rivista clandestina, che vedrà la luce nel 1944, anno in cui escono “Il malinteso” e “Caligola”. Nel 1947, dopo un viaggio negli Stati Uniti, pubblica “La peste”. Nel 1956 “La caduta”. Muore il 4 gennaio 1960 presso Villeneuve-la-Guyard in un incidente automobilistico in cui perde la vita anche il suo editore Michel Gallimard.