Antòn Pavlovič Čechov nasce a Toganròg il 17 gennaio 1860. Accede al ginnasio classico lavorando nella bottega di generi alimentari del padre. Il nonno è stato servo della gleba e ha pagato per il riscatto suo, della moglie e i tre figli, tremilacinquecento rubli. Il padre scappa a Mosca per sfuggire i creditori e Antòn rimane a Toganròg per terminare il ginnasio. Nel 1879 consegue la maturità classica, si trasferisce a Mosca dove si iscrive alla facoltà di Medicina. Nel 1880 pubblica il suo primo racconto, “Lettera di un possidente del Don”. Tra il 1880 e il 1887 collabora sotto diversi pseudonimi a riviste umoristiche; riesce così a proseguire gli studi e a mantenere la famiglia. Nel 1884 termina l’università. Fa il medico di campagna a Čikin e nell’ospedale di Zvenìgorod. Pubblica la prima raccolta “Le fiabe di Melpomene”. Due anni dopo inizia la collaborazione con “Tempo nuovo”. Nel 1887 escono la seconda raccolta “Racconti variopinti”, “Nel crepuscolo” e “Discosi innocui”; il 19 novembre c’è la prima rappresentazione del dramma “Ivanov” al Teatro Korš di Mosca. L’anno successivo su “Il messaggero del nord”, una delle più importanti riviste russe, escono i racconti “Lumi” e “L’onomastico”. Messa in scena de “L’orso” e “Una domanda di matrimonio”. Viene pubblicata la quinta raccolta, “Racconti”. La morte del fratello il 17 giugno del 1889 lo addolora profondamente. Nell’aprile del 1890 va in Estremo Oriente, nell’isola di Sachalìn per compiere un’inchiesta sulla vita nei penitenziari. Il lungo viaggio attraverso la Siberia non giova alle sue già precarie condizioni di salute, insidiata da tubercolosi. Nel 1891 visita Vienna, Venezia, Firenze, Roma,  Montecarlo, Parigi. Nel 1892 scoppia a Mosca un’epidemia di colera; come medico di prodiga nella cura degli ammalati in campagna, vicino Mosca, dove da poco ha acquistato una tenuta a Melichovo. Partecipa attivamente alle iniziative per la diffusione dell’istruzione tra il popolo. Nel 1897 la tubercolosi si aggrava; viaggia a Biarritz e Nizza. Viene pubblicata la raccolta teatrale dove compare “Zio Vanja”.  Viene rappresentato con grande successo “Il gabbiano” (1898) al Teatro d’Arte di Mosca, diventandone l’emblema. Nel 1904 c’è la prima rappresentazione de “Il giardino dei ciliegi” sempre al Teatro d’Arte. Muore tra l’1 e il 2 luglio del 1904. La sua produzione tra racconti e teatro è immensa.