Oggi, 14 maggio 2016, è il mio secondo incontro presso lo Spazio Teatro Rem a Bollate. Monia mi ha invitata nuovamente a partecipare al “Per-Corso artistico teatrale genitori figli” il cui ciclo sta per concludersi.
Il tema di oggi è: CAOS e ARMONIA.
Ci sediamo in cerchio e chiediamo a genitori e figli il significato delle parole caos e armonia. Le risposte sono multicolori, bizzarre, inaspettate. La parola armonia deriva dal greco ARMÓZEIN. La radice AR significa connettere, collegare, essere d’accordo. Si tratta quindi di una sintesi di parti diverse in un tutto proporzionato. Un accordo di voci, una consonanza.
CON-SONANZA. “Sonanza” è il suono, “con” è lo stare insieme.
Vengono in mente anche le parole ORDINE e DIS-ORDINE. Senza l’uno (ordine, armonia) non può esistere l’altro (caos, dis-ordine, parola composta dalla particella DIS che indica separazione, allontanamento, negazione).
E inoltre per essere in armonia bisogna essere almeno in due. Altrimenti si è monotoni. Mono-tono: un solo suono. Chiedo, quindi, a ciascuno di loro di dirmi una parola che richiami il caos e una che richiami l’armonia.
Pigolìo
Baraonda
Chiacchiericcio
Traffico
Clacson
Scuola
Temporale
Sbang
Bum Bum
Vibrazione
Sforzo
lo Zoo
Centro commerciale
Festa di compleanno
Si passa quindi all’azione (il teatro è azione). I bambini, in mezzo alla sala, scelgono una posizione e la tengono. Intanto i genitori seduti contro la parete osservano incuriositi. L’idea è trovare un punto di contatto tra le diverse posizioni (un piede che tocca una mano, una guancia che poggia su un avambraccio e così via). Monia fa partire la musica e con il tocco della sua mano dà l’avvio al movimento. Il movimento passa dal piede alla mano alla guancia all’avambraccio. Ecco un macchinario in funzione… ma di che macchinario di tratta? Le risposte sono, al solito, sorprendenti: un macchinario per fare i biscotti, un carillon, una macchina-cicletta (un macchinario per fabbricare biciclette), l’interno di un pianoforte. Poi il turno passa ai genitori. I ragazzi li osservano con la stessa curiosa attenzione. In questo “Per-Corso artistico teatrale genitori figli” si genera una strana alchimia tra bambini e adulti.
È come se ci si scoprisse per la prima volta.
Potere del gioco e del teatro che, come scrive Franco Lorenzoni ne “I bambini pensano grande”, “è un tempo e uno spazio speciale in cui, quando c’è arte, ogni gesto ha un senso ed è memorabile. Ogni gesto ingaggia una battaglia mortale contro l’insensatezza del vivere”.
Nella seconda parte i ragazzi si nascondono nella stanza dei giochi e gli adulti rimangono in sala. Con i ragazzi del primo gruppo costruiamo una storia partendo dai disegni fatti dai loro genitori qualche mese fa. Nella storia di Riccardo ci sono i poliziotti che perdono la macchina, portata via dal vento, e un elicottero con il quale cercano di ritrovarla. In quella di Jonah ci sono ladri che rubano soldi, un elicottero che con un gancio li recupera e intrappola i ladri. La storia di Carola racconta dei tanti pesci nel mare della Puglia che nuotano verso casa perché è l’ora della pappa. Ma c’è un forte vento che crea onde grandi e una di queste uccide un pesce. Al cimitero tutti i pesci dicono una preghiera e cantano una bella canzone a forma di cuore. La storia di Francesco è una storia di guerra, di soldati italiani, tedeschi, francesi e giapponesi. Quella di Nicolò, tratta dal disegno della sua mamma Lara, recita così: “Tanto tempo fa in un mondo lontano c’era sempre caos il mare in tempesta, di colori dei tornadi volanti e i pesci pazzerelli che vanno all’indietro e tra le nuvole c’è tanto vento. Le gocce della pioggia si rispecchiavano nel mare”. I genitori, dal canto loro, improvvisano una danza del caos che sfocia nell’armonia. I bambini li osservano pieni di ammirazione. Di cosa si tratta? Di nuovi abiti? O di nuovi occhi?
Il tempo finisce, nella cucina del teatro ci intratteniamo per una piccola merenda di metà mattina, qualcuno oggi festeggia 11 anni di matrimonio e più di vent’anni di vita insieme.
Arriva il turno del secondo gruppo. L’iter è lo stesso. Presentazione, macchinario, storia. La storia però non prenderà vita da un disegno bensì dalle parole.
Ho preparato due elenchi di parole: parole dal caos e parole dall’armonia.
Emma sceglie la parola “spettinato”; Cristian “tempesta”; Matteo “carezza”; Beatrice “prato fiorito”. Ci chiudiamo nella stanza dei giochi mentre i genitori rimangono in sala a inventare la loro storia con le parole “apparecchiare”, “bugia”, “sottosopra”, “capriola”.
I ragazzi scrivono “La carezza del vento”. Emma, Cristian e Matteo disegnano la scenografia. Beatrice scrive il testo. Monia porta una valigia piena di pezzi di stoffa colorata e da lì i ragazzi traggono i costumi di scena. L’idea è improvvisare e dare anima alla storia. Io leggo e loro recitano. Ecco quindi la storia animata di Matteo, Cristian, Emma e Beatrice.
La carezza del vento: “C’era una volta una casetta vicino a un prato fiorito. Un giorno da Marte arriva una tempesta caldissimissima che spazza via tutte le case antiche e i cappelli delle donne – “Oh mio dio, sono tutta spettinata” urlano Emma e Beatrice, le gemelle della storia. Per strada ci sono quattro gemelli diversi che rinforzavano la loro casetta. Dopo averla rinforzata i gemelli scappano dentro e chiudono la porta. Ma a un certo punto la tempesta si calmò come se fosse andata a dormire. A un certo punto si sentì un busso alla porta. Le gemelle chiesero “chi è?” – “Sono il vento, mi sono calmato, ora sono una carezza”.
I genitori passano a recitare la loro storia dal titolo “La fatina sottosopra”, la storia di una fata distratta che colpisce con la sua bacchetta magica Sara nel momento in cui sta per nascere così che nasce di piedi e non di testa. Sara crescerà con la mania di apparecchiare le tavole, di comprare piatti e bicchieri senza sapere di avere una sorella segreta che mette sempre scompiglio tra le sue cose…
Poi il tempo finisce, abbiamo sforato di quasi mezz’ora, ma non ce ne siamo accorti.
A casa, ripensando all’incontro, mi viene da sorridere ma soprattutto mi vien voglia di cucinare pasta e tempesta!
T.R.