Ricordasti Chango che frugava tra la biancheria degli armadi di tua madre, quando sostituiva nei loro compiti le donne della casa. Le vene della sua mano si gonfiavano, come di inchiostro blu. Vedesti che sulla punta delle dita aveva dei lividi. Esaminasti involontariamente con lo sguardo i dettagli della sua giacca di stoffa lucida, così ruvida sulle tue ginocchia. Da allora e per sempre avresti visto le tragedie della tua vita adorne di dettagli minuziosi. Non ti difendesti.

(“Un’innocente crudeltà” – Silvina Ocampo, estratto dal racconto Il peccato mortale)