Chiariamolo subito non ho niente da dire, niente da aggiungere al già detto (ammesso sia già stato detto), niente che aumenti la mia come la vostra autostima, niente che combaci con la vostra esperienza personale, niente che valga la pena di citare, niente che tolga qualcosa al non detto (ammesso sia stato taciuto), niente che distolga l’attenzione dal quotidiano, niente che intrattenga, niente che faccia riflettere, niente che riveli una qualche verità, niente che attiri l’attenzione sul quotidiano, niente che sorprenda il lettore… non c’è niente in quello che dirò e soprattutto in quello che non dirò che potrà cambiare qualcosa nella mia come nella vostra vita. Ecco perché tutto quello che ho da dire rimane afono, perché quando lo declamo a voce alta mi sembra poco eloquente, poco attinente, poco attraente. Per rendere eloquente, attinente, attraente quello che ho da dire dovrei inventarmi nuovi vocaboli e nuove forme di assemblaggio… a che pro, se non ho niente da dire?

T.R.

(Dal “Manuale degli incipit afoni” – Autori (A)Vari – Edizioni Mute – Numero copie limitate nel tempo)