Dino Campana nasce a Marradi il 20 agosto 1885 da Giovanni, maestro elementare, e da Francesca Luti, casalinga. Frequenta il liceo a Faenza dove i compagni lo canzonano per le sue stramberie; a diciotto anni si iscrive all’Accademia militare di Modena ma viene cacciato prima della fine dell’anno. Si dedica quindi alla studio, alla lettura solitaria tra i monti e alla scrittura. S’iscrive a Bologna alla facoltà di Chimica e poi passa a Firenze. Fallita l’università inizia il vagabondaggio tra il febbraio e il maggio 1906. Di ritorno a Marradi il padre lo fa internare all’ospedale psichiatrico di Imola dove vi resta fino alla fine di ottobre. Viene quindi spedito in Argentina da amici e parenti; svolge diversi mestieri, dal bracciante al pompiere al suonatore di triangolo in una banda. Nel maggio 1908 ritorna in Italia. Coltiva una prepotente vocazione letteraria; suoi scritti appaiono tra il 1912 e il 1913 su fogli goliardici a Bologna. Il manoscritto de “I canti orfici”, presentato a Papini e Soffici per un giudizio, viene smarrito. Dino ne ricompone i testi a memoria e nel 1914 li pubblica a sue spese presso un tipografo di Marradi. Il carteggio “Lettere” del 1958 porta la testimonianza della turbolenta storia d’amore con Sibilla Aleramo. Da ricordare le opere postume: “Taccuinetto faentino” (1960) e “Fascicolo marradese inedito” (1972). Muore il primo marzo del 1932 nell’ospedale psichiatrico di Castel Pulci.