La resilienza è per la metallurgia ciò che la consapevolezza è per la vita. Il contrario della fragilità, l’opposto della vulnerabilità. Non si tratta di indistruttibilità bensì di “capacità di sostenere gli urti senza spezzarsi”. Tale capacità appartiene a tutti i metalli ma non a tutti gli esseri umani. L’uomo per esercitare la resilienza deve averne consapevolezza. Il metallo nasce consapevole della sua resilienza, l’uomo no. L’uomo se la deve conquistare con l’esperienza, con l’audacia.
Io, te, noi tutti di cosa siamo realmente consapevoli?
Avversario della resilienza è pure la paura. L’allarme istintivo dell’essere umano che si attiva in caso di pericolo. L’uomo moderno si è inceppato. Il troppo comfort ha generato mille nuove paure. Paure piccole che si sommano tra loro a formare un mucchio. Il mucchio vince sul singolo. Ed ecco che abbiamo paura se lasciamo il carica batterie (del computer, del telefonino, della macchina fotografica) a casa, se perdiamo le chiavi di casa o della macchina (quante volte perdiamo le chiavi?), se non chiudiamo la porta di casa, la portiera della macchina (torni sempre indietro con il telecomando puntato a controllare che l’auto sia chiusa. Ed è sempre chiusa!). Queste minuscole paure si sommano quotidianamente monopolizzando il pensiero che non è mai nel presente.
Al presente si concede un’attenzione minima, quasi autogena, di sicuro ripetitiva.
Alla paura è associato il pericolo. Sento puzza di pericolo e il mio corpo si attiva. Scatta in avanti. Il cuore accelera. Che pericolo è lasciare il carica batterie a casa? Oppure perdere le chiavi di casa? Il pericolo vero della modernità è che il pianeta rimanga senza elettricità. A quel punto cosa più funzionerebbe? Il nostro cervello funzionerebbe senza corrente elettrica? Noi funzioneremmo? La questione è enorme, quasi metafisica – un eterno black-out – e la vita troppo organizzata per dar peso a tutto questo. Posso tornare quindi alla mia vita. E all’ansia delle minime cose – dimenticare il carica batterie a casa è una paura che può assorbirmi il presente.
Hai paura. Abbiamo paura. Avremo sempre più paura. E la paura frena. La paura blocca. E cosa frena se non la corsa. Che cosa blocca se non la volontà?
Resilienza al giorno d’oggi è prendere coscienza del presente. Basta questo a sostenere gli urti senza spezzarsi.
Almeno così mi pare di aver capito.

T.R.

(Ringrazio Marco Scalcione per avermi fatto dono della sua illustrazione. Onorata di poterlo ospitare nel mio blog, questo il suo sito: Marco Scalcione)