Il fuoco, l’acqua e l’onore fecero un tempo comunella insieme. Il fuoco non può mai stare in un luogo e l’acqua anche sempre si muove: onde tratti da loro inclinazione, indussero l’onore a fare viaggio in compagnia. Prima di partirsi tutti e tre dissero che bisognava darsi fra loro un segno da potersi ritrovare, se mai si fossero scostati e smarriti l’uno dall’altro. Disse il fuoco: «Se mi avvenisse mai questo caso che io mi segregassi (mi separassi) da voi, ponete bene mente colà dove voi vedete fumo; questo è il mio segnale e quivi mi troverete certamente». – «E me», disse l’acqua, «se voi non mi vedete più, non mi cercate colà dove vedrete seccura (siccità, luogo secco), o spaccatura di terra; ma dove vedrete salcio, alni (piante acquatiche simili ai salci), cannucce e erba molto alta e verde: andate costà in traccia di me e quivi sarò io». «Quanto a me», disse l’onore,«spalancate bene gli occhi e ficcatemeli bene addosso, e tenetemi saldo; perché se la mala ventura mi guida fuori di cammino, sì ch’io (in modo che io) mi perda una volta, non mi trovereste mai più»

(Apologo di Gaspare Gozzi – tratto da “La Piccola Antologia” di Giuseppe Lipparini – Letture scelte e annotate per le Scuole Secondarie serali, per le Scuole di Arti e Mestieri e per le Classi Elementari superiori. Anno 1907)