«Era Lunedì, i bambini della scuola non vedevano l’ora che fosse Martedì perché sarebbe venuto il maestro nuovo di Scienze a fare tanti esperimenti. Ecco Martedì, tutti portarono gli occhialini e il grembiule, la maestra però disse loro che Martedì era già passato ed era Mercoledì. Ma la maestra disse anche che il Martedì successivo lo scienziato sarebbe potuto tornare.
Marta disse: “Speriamo che la prossima settimana il Martedì venga.”
Il Martedì non veniva più da un sacco di settimane e allora Matteo disse: “Ora i giorni sono solo sei senza il Martedì.”
Allora Matteo un Mercoledì si mise alla ricerca di questo benedetto Martedì e incominciò a cercarlo in cortile, in classe, a casa, nelle scarpe ma niente non trovò un tubo. Trovò solo una formica in cortile, la maestra in classe, una foto a casa e nelle scarpe solo puzza e puzza.»
«Allora Matteo chiese a qualcuno se poteva aiutarlo a cercare il Martedì e Marta si mise alla ricerca con lui. Nella classe erano gli unici due a pensare che il Martedì esistesse ancora. Cominciarono a cercarlo sempre e ovunque.
Quando andavano in piscina cercavano trattenendo il respiro nel tubo dove passa l’acqua, oppure al parco sotto lo scivolo, oppure nella tasca grande del giubbotto della maestra, ma non trovavano mai niente e allora un giorno presero una grande decisione, quella di partire di notte e si diedero appuntamento lì al parco.
Volevano andare a cercarlo al mare.
“Forse desiderava solo nuotare un po’”, dissero in coro Marta e Matteo che ormai erano diventati migliori amici per sempre. Matteo aveva già comperato i biglietti dell’aereo e partirono facendo finta di essere genitori un po’ bassi e senza figli.
La hostess li guardò male ma disse: “Quelli due sono davvero ma davvero molto bassi.”
Arrivati al mare Matteo e Marta si misero in cerca del Martedì, avevano portato il costume per cercare nel mare, quindi Marta disse: “Allora tu vai a destra io vado a sinistra, quando hai finito di cercare vai al centro, poi vedremo.”
E così fecero, Matteo trovò un biglietto, lo prese e andò al centro, Marta trovò un telefono e un biglietto con su scritto Martedì e andò al centro.
E si scontrarono.
Alla fine della giornata Marta e Matteo, stanchi morti, si infilarono nel loro sacco a pelo e si addormentarono subito. Il giorno dopo lessero il biglietto che aveva trovato Matteo, c’era scritto un indirizzo, lessero il biglietto che aveva trovato Marta, c’era scritto “Martedì”. Marta, sul cellulare che aveva trovato, provò a digitare l’indirizzo e risultò “casa di Martedì”, poi digitò “Martedì” e venne fuori il motivo per cui Martedì se ne era voluto andare.
Lessero sbalorditi.
Martedì era andato via perché era molto ammalato e per non far passare una brutta giornata a tutti i bambini aveva deciso di sparire. Marta e Matteo corsero subito a casa sua e lo videro addormentato, subito però si svegliò e disse: “Ah… sì… cosa… no…quando…dove…adesso…cosa è successo?”
Matteo raccontò tutto a Martedì, tutto ma proprio tutto, non dimenticò nemmeno una E, beh… sì… forse una E sì, però tutto il resto lo disse e anche giusto. Marta implorò in mille modi Martedì di tornare a far parte dei giorni della settimana, ma Martedì disse no in continuazione, no e poi ancora no.
Martedì spiegò perché non voleva tornare e disse: “Sono molto malato, se torno anche tutti i bambini si ammaleranno, quindi non voglio tornare.”
Allora Marta e Matteo si alzarono e si misero all’opera. Matteo cercò il termometro e lo ficcò in bocca a Martedì, cercò in tutta la casa le coperte e le mise una sull’altra sul letto dove dormiva Martedì. Marta invece andò in cucina e cucinò un pentolone di minestra molto calda. Dopo soli due giorni Martedì guarì e ringraziò i suoi nuovi amici. Marta preparò le valigie mentre Matteo prenotò l’aereo e partirono tutti contenti. Finalmente la settimana tornò a essere completa e il maestro di scienze arrivò ben presto, di Martedì ovviamente, e fece vedere ai bambini come far crescere un pino in ventiquattro ore. Marta e Matteo raccontarono tutta l’avventura ai loro genitori, ma loro non credettero nemmeno a una parola, ma va beh…, Marta e Matteo decisero di tenersi il segreto come fanno i migliori amici per sempre.
Ovviamente nessuno saprà mai perché il loro giorno preferito divenne il Martedì.»
(Questa storia è di Elisabetta. La dedica all’interno del libro recita: «A mia sorella Caterina che con il Tempo Presente mi ha dato l’idea del Giorno assente»).