Nella sala e nel salotto furono accese per lui tutte le lampade e le candele. Egli sedette al pianoforte e sfogliò la musica, poi esaminò i quadri sulle pareti e i ritratti. I quadri, dipinti ad olio, in cornici dorate, rappresentavano vedute della Crimea, un mare tempestoso con un piccolo bastimento, un monaco cattolico con un bicchierino, ma tutto ciò era freddo, leccato, senza genialità… Nei ritratti nemmeno un viso bello e interessante, tutti zigomi larghi e occhi meravigliati; Ljàlikov, il padre di Liza, aveva la fronte bassa e il viso soddisfatto, un’uniforme che gli stava come un sacco sul grosso corpo plebeo, sul petto una medaglia e il distintivo della Croce Rossa. Si vedeva la povertà di cultura, il lusso fortuito, improvvisato, senza comodità, come quell’uniforme; erano irritanti i pavimenti colla loro lucentezza, era irritante il lampadario e veniva in mente, chi sa perché, la storia di quel mercante che andava al bagno con la medaglia dell’onorificenza al collo…

(“Un caso della pratica medica” – Antòn Pavlovič Čechov)