Non chiederò al nuovo anno grandi cose.
Ha appena cinque giorni.
Non chiederò al nuovo anno cambiamenti improvvisi.
Mi basterà guardarlo espandersi un giorno con l’altro, in piccoli gesti che non sono ancora azioni ma lo saranno presto.
Chiederò invece a me stessa di aver pazienza.
Non darò peso ai lamenti del “non cambia mai nulla”, ai mestatori domestici, ai falsi autentici.
All’ottimismo sostituirò la consapevolezza, alla paura l’incanto dell’inatteso, alla vergogna la bellezza della sincerità.
Non ci sarà una lista dei buoni propositi.
Non ci saranno “grandi progetti”, ma il presente vivido da vivificare nel presente.
E se nulla cambierà, sarà comunque un cambiamento.
Prendere atto dell’evidenza.
Nutrire speranza nel futuro.
Non potrei domandare di più a questa creatura di appena cinque giorni, che mi accompagnerà per altri trecentosessanta, senza stancarsi della mia presenza e senza giudicare le mie mancanze.
Dovremmo essere grati di esserci, in questo nuovo anno.
Di averlo visto scoccare nella mezzanotte di una notte piena di botti e di champagne.
In una notte piena di stelle.
Non me lo voglio scordare il momento della nascita.
Non me lo voglio proprio scordare…

T.R.

(Articolo pubblicato la prima volta su questo blog il 5 gennaio 2016)