C’era una volta un Re che assomigliava a te
diceva io son Re e questo è il mestieRe
tutti i giorni sveglia tardi, zero affanni, zero azzardi
viveva di pochi espedienti e dei suoi baluardi.

Aveva un vecchio padre, pure lui un Re
che spesso gli diceva «Vai a lavoraRe»,
«Ma padre che m’importa io tanto mangio e bevo
perché devo patire quando mi posso divertire».

E il vecchio padre stanco lasciava la partita
contro un figlio pigro non vale la fatica;
ma poi prima del sonno il vecchio padre Re
capiva la morale e diceva tra sé…

Son io che l’ho educato a fare il pigro Re
come posso ora obbligarlo a lavoraRe
ha tutto per diritto, cavalli servitori, castelli terreni e pure tanti ori
inutile pensare che un giorno poi migliori.

Così il vecchio Re decise di partire
tanto valeva vivere, prima di morire
troppo era il dolore provocato da quel figlio
che impigriva nell’incanto del suo fatale abbaglio.

E nel castello enorme rimase il Re infingardo
con qualche servitore e il fido San Bernardo
la vita ora una pacchia, senza il vecchio fracchia
tutti i giorni a far niente, inevitabilmente.

Ma dopo qualche mese o anno o settimana
disteso come un cencio sulla sua ottomana
sentì dentro al suo petto che il cuore rallentava
e dalla bocca uscire un rivolo di bava.

Era la noia che prendeva il sopravvento
e che dava al pigro Re l’ultimo avvertimento:
stai attento a come vivi ché il tempo non è eterno
e se non cambi andazzo avrai solo l’inverno.

Non credere a chi dice che tu sei un bravo Re
il bravo Re è colui che sa lavoraRe
sei molle pigro e stupido, vivacchi senza brivido
su quella pelle flaccida mai un graffio, mai un livido.

A esser Re così, chi vuole dir di sì
meglio stare in disparte, a far la propria parte
vivere significa aver passione e incanto
mentre nella pigrizia cresce solo il rimpianto.

Guardati bene attorno, nulla ti è dovuto
non sei Re per niente, sei solo un deficiente
i veri Re son umili e pronti al sacrificio
a te persino stanca usare il dentifricio.

Lo so che non è facile, che sembra una fatica
ma esci dalla noia e gioca la partita
ascolta il vecchio padre e il suo ammonimento:
VIVI FIGLIOLO MIO, QUESTO È IL TUO MOMENTO.

T.R.