Lunedì 21 novembre 2022: terzo lunedì fantastico.
Oggi, come premesso e promesso, non ci sono tavoli e sedie. C’è il tappeto, l’agio dei calzini e la scomodità dell’immaginazione. Arrivano alla spicciolata i fantastici otto: Mirta, Tala, Annalisa, Fiore, Luna, Fiamma, Ilaria, Olmo. Per scrollarsi di dosso la giornata ci si rilassa disegnando e imitando gli adulti, buffi se tratteggiati su un foglio. Oggi ho un’unica indicazione per i ragazzi: le parole come suono. Il miagolare (miao), il ticchettio (tic tac); suono che diventa significante. È così che nasce il quarciofo (qua qua); cos’è il quarciofo? È una pianta che quarcifica, cioè che quando ti mangia ti trasforma in un albero. Al via i disegni del quarciofo; chi lo immagina fronzuto, chi come una conifera, i cui aghi, una volta punto l’uomo, lo addormentano per inghiottirlo nella propria corteccia. Chi con una bocca che risucchia, chi con rami che catturano. Per Fiore l’incantesimo della trasformazione dura sette anni. Il quarciofo non nasce cattivo, è per colpa dell’uomo che taglia gli alberi, se è diventato così.

Il quarciofo di Mirta

Passo poi a leggere una fànfola di Fosco Maraini, la sua più nota, “Il lonfo”.
Li sprono a scriverne una per conto loro. Non è facile, le parole vengono “normali” alla mente. Posso usare parole normali?, qualcuno domanda. No, rispondo con lupigna.
Fiamma scrive:
La fànfola
Che cos’è la fànfola?
A bho dirai ma io lo so.
È una grigliola.
È un oggetto o un animale?
O una persona?
Per me è una reghena
e per te un gonliogi
ma per lui un bonbogi.
Io lo amo perché è variabile
e gnignabile.

La fànfola di Olmo, “L’olalo buffone”

Prima che arrivino i genitori, i ragazzi si scatenano a nascondere le lettere di gomma tra i libri, a rincorrersi. Ricordo loro, tra una “X” controversa e una “U” introvabile, che lo scopo del laboratorio è costruire una Fantastoria. Va bene, la facciamo la prossima volta.
Ciao.
(E intanto… nel bailamme generale Fiamma impugna “I cinque libri” di Rodari e legge “Una scuola grande come il mondo”, Mirta, distesa di traverso sulla poltrona marrone, scruta “Gnòsi delle fànfole” di Fosco Maraini. Ci tiene a leggermi “Via Veneto”, così mi avvicino. Poco prima Olmo, nel chiasso generale, recitava con intonazione da attore lirico la poesia sull’estate di Roberto Piumini contenuta in “Poesie piccole”. Atti d’improvvisata bellezza. Atti d’amore).