Venerdì 4 marzo 2016: incontro i ragazzi della scuola Marcello Candia di Milano. È la prima volta che mi cimento con una terza elementare e sono quindi un po’ nervosa.
Alle 8.30 suona la campanella.
Il programma di oggi recita. Le prime due ore in III C, la maestra è Manuela. Le successive due ore in III B con la maestra Marilù. Dopo pranzo due ore in III A e il maestro Simone.
Entro in aula e rompo gli indugi presentandomi, chiedendo loro cosa si aspettano da Fantastoriare. Le risposte, per tutt’e tre le classi, saranno più o meno unisone – scrivere una storia fantastica, giocare con la Fantasia, giocare con le parole.
L’obiettivo di oggi è prendere confidenza gli uni con gli altri.
Ci sediamo in cerchio per terra a gambe incrociate. Chiedo loro di presentarsi e di dirmi, usando l’iniziale del loro nome, una parola, un oggetto, un animale, un cibo, un colore a piacere. In queste classi in prevalenza ci sono bambini stranieri i cui nomi risuonano nuovi alle mie orecchie. Quello che mi piace tanto è che quando pronunziano i loro nomi spesso devono farmi lo spelling. Siamo qui per imparare gli uni dagli altri. A me questa sembra una ricchezza non da poco.
Dalla presentazione escono combinazioni tipo: Anastasia – Anguria / Raian – Rapa / Matteo – Mela / Raudi – Rose / Rewida – Rosso e così via… Terminato il giro chiedo di scegliere una lettera dell’alfabeto e di rappresentarla a piacere (con un suono, un passo di danza, una posa…).
I risultati sono sorprendenti, sonori, urlati, chiassosi.
Jheraldine mima la “D”: mezzo cerchio e una linea. Mezzo cerchio e una linea. Mezzo cerchio e una linea… tutti in piedi la imitiamo. A Sonia piace la “F” di Farfalla. A Damiano la “B” di balenottera azzurra, per rappresentarla ci buttiamo per terra e nuotiamo. Aisha sceglie la “Z”: la “Z” di Aisha è sonora “zzzzzzzzzzzz”, tutta l’aula risuona di “zzzzzzzzzzzz”…
Themiya dice, dopo aver assistito al ballo della “B” messo in scena da una sua compagna: “Il ballo della “B” sembrano bolle che scoppiano.” E ancora, la “I” è uguale a un singhiozzo.” Quasi mi commuovo.
Leggo, quindi, qualche brano da “Gli sporcelli” di Roald Dahl, un libro divertente che ci fa ridere, disgustandoci anche un po’.
Arriva il momento di sedersi ai banchi: alla lavagna scrivo un elenco di parole con la “G”. Ma, purtroppo, la “G” è scomparsa dall’alfabeto. Se sostituiamo l’iniziale, che parola otteniamo?
GABBIA diventa SABBIA/RABBIA
GATTO diventa ATTO/MATTO/RATTO/PATTO/TATTO
GONDOLA diventa DONDOLA
E poi con la “P”:
PALLONE diventa TALLONE
POLLINE diventa COLLINE
PERA diventa SERA/CERA
PADRE diventa MADRE
L’intento è sciogliere le tensioni muscolari e grammaticali.
In III C chiedo ai ragazzi di scrivere delle frasi rispettando l’ordine delle vocali:
– Alessandro Era In Orario Ultimamente (Cristina)
– Asini e Ippopotami Origliano Uomini (frase di gruppo)
In III A chiedo ai ragazzi di scrivere la fiaba più corta del reame.
– C’era una principessa fine (Gioacchino)
– C’era una volta una principessa e un principe e vissero felici e contenti (Aisha)
– C’era un principe (Zaccariaa)
– C’era una volta una bambina in un regno viola e i capelli biondi (Karima)
Purtroppo in III B ho un po’ meno tempo: ci rifaremo la prossima settimana. Ho ancora due incontri con queste classi. Riusciranno i nostri eroi a scrivere la storia più fantastoriosa del mondo? Lo scopriremo un po’ per volta. Quello che per oggi mi basta, è averli conosciuti e aver giocato con loro. Prima di salutarli leggo ancora un paio di capitoli de “Gli sporcelli”, dico che se vogliono, a casa, possono disegnare il signor Sporcelli (“Il signor Sporcelli era un Pelinfaccia. Aveva tutto il viso ricoperto di folti peli, a eccezione della fronte, degli occhi e del naso.”) e la Signora Sporcelli (“La signora Sporcelli non aveva la faccia pelosa. Ma era un vero peccato che non l’avesse, perché se non altro la barba avrebbe nascosto almeno in parte la sua raccapricciante bruttezza”).
Chiedo, inoltre, di pensare a un colore e di memorizzare o scrivere tutto ciò che incontreranno di quel colore nei loro tragitti.
Spero di stimolarli all’osservazione del mondo.
Questi ragazzi non possono sapere quanto bene mi fanno. E quanto bene fa al mondo la Fantasia. Meno male che lungo il mio percorso ho incontrato Gianni Rodari e la sua Scuola di Fantasia:
“La scuola tradizionale ha sempre puntato su due qualità di fondo, su due virtù scolastiche: l’attenzione e la memoria. (…) Mi sembra che oggi occorra invece una certa analisi di altre funzioni della mente e della personalità infantile: per esempio della creatività, dell’immaginazione; un’analisi dell’immaginazione e dei suoi meccanismi che sono uguali nel bambino e nell’adulto, nell’artista e nel falegname. La fantasia che crea, l’immaginazione produttiva, non è un privilegio di alcune persone che sono nate con un «registro» in più, con una tastiera più ampia di altre, sono cose che fanno parte della personalità di tutti gli uomini, anche se non tutti gli uomini sono messi in condizione di sviluppare, di estendere questa loro capacità: non solo nel senso di riprodurre il reale per viverci in mezzo (lo devono comunque riprodurre), ma anche di produrre cose nuove, di scoprire nuovi problemi”.
T.R.