Laura era di carattere allegro e così facile alle illusioni della vita che il solo fatto di raggiungere in compagnia un paesetto di tre case che non aveva mai visto, la riempiva di ansiosa felicità. Non tanto per il paese che conosceva da lontano (lo vedeva ogni mattina aprendo la finestra) quanto per il tragitto, per la conversazione in compagnia (che del resto faceva ogni sera, con tutti) che però in quel particolare momento e caso, di moto verso luogo, doveva essere ed effettivamente era diversa. Certo la meta da raggiungere faceva parte di quella felicità ma il movimento estivo da un luogo verso l’altro, da quel luogo a quell’altro, tutta lì era la motivazione reale della felicità.

(“Sillabari” – Goffredo Parise)