Tanto tempo fa, così tanto che nessuno se ne ricorda, le ombre erano un popolo misterioso, segreto e pacifico come i cervi e le gazzelle.
Se ne stavano nascoste durante il giorno e uscivano soltanto di notte, quando nessuno le poteva vedere. Era capitato, infatti, che un tempo qualcuna di loro si era fatta vedere dagli uomini, ma quelli si erano tanto spaventati che le ombre avevano deciso di non mostrarsi più.
Però erano tristi, perché non vedevano mai il sole.
Un giorno un’ombra coraggiosa e intelligente uscì di mattina presto, e s’avvicinò a un pastore che stava in piedi su un prato: però non si avvicinò da davanti, ma da dietro, in modo che lui non la vedesse arrivare. Quando fu vicina a lui, tanto da avere i piedi attaccati ai suoi, restò ferma, e aspettò.
Dopo poco il pastore si voltò e la vide, e siccome non aveva mai visto una cosa simile, e non ne aveva mai sentito parlare, non si spaventò. Allungò una mano per toccarla sul terreno e lei, pensando che quello fosse un saluto, distese la sua mano. Lui rise, e allungò l’altra mano, e l’ombra fece lo stesso, perché vedeva che lui era contento.
Il pastore cominciò allora a fare movimenti, salti e passi, e l’ombra li imitava perfettamente, perché bisogna sapere che le ombre hanno un’agilità cento volte maggiore di quella degli uomini.
Alla fine lui si convinse che quella cosa non soltanto non era pericolosa, ma che gli apparteneva e gli obbediva, e non ci badò più. Così, lei poté andare in giro tutto il giorno standogli vicina, e solo quando lui non la guardava si sporgeva un po’ a guardare il sole.
Quando venne la notte, l’ombra corse a raccontare al suo popolo quello che le era accaduto.
– Basta che ciascuna di noi scelga un uomo più o meno della sua grandezza e gli rimanga vicina, e faccia esattamente quello che lui fa: è facile, e funziona!
Le ombre, fidandosi della compagna, quando venne il mattino cercarono una persona adatta, dopo essersi avvicinate di nascosto, le si misero accanto, e cominciarono a imitare ogni movimento: e videro che davvero gli uomini, le donne, i bambini e le bambine non si spaventavano.
Fu così che le ombre uscirono dalla notte, e si affezionarono tanto agli uomini che decisero di restare presso ciascuno di noi fin dalle prime luci dell’alba.
Quando non le guardiamo, si sporgono un po’ a guardare il sole, ma è inutile cercare di sorprenderle, perché sono molto, molto più veloci di noi, e sanno quello che stiamo per fare prima ancora che lo facciamo.

(“Poco prima della notte” – Roberto Piumini)