Qualunque fosse il cerchio, lo spazio a lui destinato, che la sua coscienza attraversava come una luce errabonda e tremula, non differiva tanto dal mio da impedirgli di arrivare a un punto nel quale non poteva alzare nella pioggerella di maggio altro che una faccia spaurita, piena di quelle cicatrici premature frutto delle prime ferite della comprensione e dello stupore.

(“Cicatrici” – Juan José Saer)