Luigi Di Ruscio nasce a Fermo nel 1930 in un ghetto di sottoproletari. È di natura irrequieta, la scuola non gli si confà; non va oltre la quinta elementare. Fa molti mestieri, nel 1957 migra a Oslo dove lavora per quarant’anni alla catena di montaggio di una fabbrica metallurgica. La poesia permea tutta la sua vita anche se per decenni rimane in uno stato di marginalità geografica e semiclandestinità editoriale, pur ricevendo i consensi di Franco Fortini, Salvatore Quasimodo, Antonio Porta. La sua produzione poetica comprende: “Non possiamo abituarci a morire” (1953), “Le streghe s’arrotano le dentiere” (1966), “Firmum (1999), “L’ultima raccolta” (2002), “Poesie Operaie” (2007). Tra i suoi testi in prosa: “Palmiro” (1986), “L’Allucinazione” (2008), “Cristi polverizzati” (2009), “La neve nera di Oslo” (2010).
Muore a Oslo nel 2011.