Quando il treno parte l’uomo con il riportino si sta ancora sistemando le spalle nella giacca (infatti sbuffa; e che ti sbuffi, pensa Rosario. Fai che il treno ti doveva chiedere permesso. Disprezza questo genere di persone, soprattutto gli uomini. Si lamentano continuamente che le cose non vanno bene, e fanno sempre la faccia del torto ricevuto, le sopracciglia «dopo tutto quello che ho fatto». Sono meglio loro, con quelle giacche del mercatino, gli occhiali di quando si sono sposati, quelle stanghette ridotte al bianco che spuntano da dietro le orecchie, quei borselli di cuoio con la tracolla, pieni di tasche, che quando aspettano il pullman e tirano fuori le sigarette e l’accendino sempre dallo stesso taschino chiuso con la fibbia all’ultimo buco li vedi che guardano intorno se per caso qualcuno gli vuole chiedere una sigaretta; e stanno sempre con la paura che gli levano quelle quattro miserie che non vogliono spartire con nessuno, però tengono il posto, loro, il posto statale. Perciò parlano).

(“Certi bambini” – Diego De Silva)