Un bambino dagli occhi opachi osserva l’ombrello rosso sulle rotaie, il vento l’ha strappato dalle mani di una signora con il cappotto grigio. Lungo il binario numero due i passeggeri cercano di proteggersi dalla pioggia; il vento la rende obliqua, quindi inarrestabile. La mamma del bambino dagli occhi opachi ha nello sguardo il ricordo dell’uomo che l’ha salutata dieci minuti prima. Non è suo marito, non è il padre di suo figlio. L’uomo che ha accompagnato la donna alla stazione non ha mai pronunciato il nome del bambino. Il bambino non l’ha mai guardato in faccia. Ne ha solo registrato l’odore di tabacco, odore che lo condizionerà in un numero indefinito di scelte della sua vita adulta. La macchina dell’uomo era fredda; i vetri appannati. «Allora ciao», solo la donna aveva parlato. L’ombrello rosso scompare sotto il peso rapido del treno. L’uomo fuma una sigaretta nell’abitacolo appannato della macchina. 

T.R.