«A una certa età» seguitava «tutto ciò che abbiamo fatto non ci basta più; ha servito solo a renderci quelli che siamo. E così come siamo, ora che siamo veramente noi, quelli che abbiamo voluto o potuto essere, vorremmo incominciare a vivere nuovamente, consapevolmente, secondo i nostri gusti di oggi. Invece, dobbiamo seguitare a vivere la vita che abbiamo scelto quando eravamo altri. Io ho lavorato tutta la vita, ho impiegato trent’anni a divenire quello che sono. E adesso?» Ha rivolto questa domanda nel vuoto con grande amarezza. Poi, quasi pentito di essersi lasciato andare, ha aggiunto ridendo che bisognerebbe stabilire un’età «quarantacinque anni, mettiamo» oltre la quale si avesse diritto a essere soli al mondo, e a poter scegliere daccapo la propria vita.

(“Quaderno proibito” – Alba de Céspedes)