Già la loro bruttezza, confrontata con la gente di qui: la loro pelle rosea da salsicce viennesi, orribili, vivono perché c’è la penicillina, ecco tutto, e invece le arie che si danno come se fossero felici perché americani, perché liberi da inibizioni, invece sono solo rumorosi e screanzati – tipi come Dick, che mi ero preso ad esempio! -, come stanno in piedi con la mano sinistra in tasca, la spalla appoggiata al muro, l’altra mano col bicchiere, disinvolti, i protettori dell’umanità, la loro abitudine di battere la mano sulla spalla, il loro ottimismo fino a che non sono ubriachi, allora crisi di pianto, fine della razza bianca, il vuoto tra i loro lombi.

(“Homo Faber” – Max Frisch)