Mi dissi me ne frego dei libri, ed era vero, tuttavia continuavano a preoccuparmi. Sapevo che dietro di essi erano volti e cose più importanti, erano mio padre e mia madre lì tra le pagine come foglie secche, tu giri la pagina, un’altra, ecco una foglia secca, di dove viene, da quanto tempo è qui, una foglia secca, mia madre, e qualche donna era, non importante ma che forse mi aspettava. Se non mi aspettasse. Se fossi sicuro che non mi aspetta. E c’era un lavoro e altre vite possibili. Un lavoro. Quale lavoro. Scrivere. Ma no, l’hai già pensato altre volte per un paio di minuti, tu non sai scrivere. Sai pensare e fare tutto quello che si deve scrivere, non sai scrivere.

(“Sei stato felice, Giovanni” – Giovanni Arpino)