A un certo momento, ci accorgiamo tutti di essere come un navigante, su un mare burrascoso, che spii con affanno l’apparire di un porto, tra le nebbie, in una costa squallida e impervia: finalmente, quando incomincia ad intravvedere qualche dolcezza nel disegno delle rocce, qualche casa, orti, alberi, indizii di un approdo vicino, è troppo stanco, non ha più la forza di remare fino a riva: e gli viene l’estremo, beffardo dubbio che quel porto in realtà non esista, ma sia soltanto il miraggio di un troppo ostinato guardare, la fantasia folle del suo organismo spossato.

(Dal racconto “La verità” contenuto in “Storie di spettri” – Mario Soldati)